SARS-COV2 perché è difficile fornire risposte precise

Ricevo e volentieri pubblico,su gentile autorizzazione dell’interessato,questa bella sintesi dell’amico Giorgio Tulli,caposcuola dell’anestesia e rianimazione fiorentina,membro appassionato dell’ARS Regione Toscana,cultore delle problematiche inerenti le infezioni ospedaliere e la sepsi.

Grazie Giorgio Firenze 10 Aprile 2020

“anche stasera un momento di riflessione con voi, un pò con l’idea di tenervi compagnia , un pò per sentirmi io con voi .

La riflessione è che:  La pandemia ci ricorda perché gli scienziati e gli esperti non possono rispondere a tutte le domande

La pandemia e le crisi sanitarie forniscono straordinari opportunità per la rapida generazione di informazioni scientifiche affidabili ma anche per disinformazione, soprattutto nelle fasi iniziali, che può contribuire all’isteria pubblica. Il modo migliore per combattere la disinformazione è con dati affidabili prodotti da chi fa ricerca in Sanità. Sebbene impegnativa, la ricerca può aver luogo  durante le pandemie e le  crisi sanitarie ed è facilitata da una pianificazione anticipata, dal sostegno  governativo, da altre opportunità di finanziamento mirate e collaborazione con i partner del settore. La risposta della ricerca sulla malattia da coronavirus 2019 ha messo in luce sia i pericoli della disinformazione, sia i benefici e le possibilità di eseguire ricerche rigorose anche in tempi difficili.

Michel Foucault , nei suoi ultimi anni di vita , era ossessionato  da quello che definiva il trionfo del “potere medico”  e dalla “medicalizzazione”  generalizzata della società . Quasi 40 anni dopo con l’infezione da COVID 19 e con la sua complicazione settica SARS-COV2 ci siamo . Per medicalizzazione Foucault intendeva innanzitutto la fede quasi religiosa nella parola del terapeuta ed il medico che si sostituiva all’uomo di governo nel ruolo di buon pastore che guida la società . Ed ecco che le Istituzioni Scientifiche parlano , danno consigli , indicano percorsi diagnostici e terapeutici , ogni giorno e con sempre maggiore forza affiancano la Politica quasi a voler costruire una fede religiosa nei terapeuti. 

Ma perché dovremmo credere alle istituzioni scientifiche che ci hanno detto , per esempio, che la “mascherina”  serviva solo per gli infetti ed oggi sembrano tornare sui loro passi dicendo che serve a tutti ? Come facciamo a sapere se quello che ci dicono oggi  che gli animali domestici non sono un pericolo non sia falso domani? Se la comunità scientifica si è all’inizio divisa tra chi diceva che il pericolo non era superiore a quello di una influenza e chi annunciava l’arrivo di una pericolosa pandemia, che utilità ha starla ad ascoltare quando si delineano  ulteriori divisioni? Se in Giappone un gruppo di  scienziati ha valutato di iniziare la prova clinica dell’anti-influenzale Avigan, perché in altri paesi come la Corea del Sud invece si è giudicato che fosse inutile  ed in Italia ci si divide tra chi non vuole iniziare un trial clinico  sullo stimolo di un video su YouTube e chi invece non capisce perché dovremmo privarci di un’altra  opzione terapeutica?  Il virus rimane  a lungo in aria , infettando gli ignari passanti oppure no? 

Tutti noi , ricercatori compresi, ci aspettiamo che la ricerca scientifica dia delle risposte univoche, rapide e precise a tutte queste domande. Ci aspettiamo di avere risposte nette e di non vedere se non sporadiche divisioni tra i ricercatori, preferibilmente solo su dettagli tecnici , non su questioni di vitale importanza.  Ma non funziona così . Chi in tempi come questi cerca risposte rapide e nette tende ad affidarsi proprio a quelli che danno risposte senza fondamento , non importa se abbiano una laurea in una disciplina scientifica o no. E non perché la scienza non sia mai in grado di fornire  certezze immutabili , la grossolana ed inadatta spiegazione che gli “oppositori della scienza”  forniscono  a questo fatto. In realtà , il punto sta nell’essenza stessa della ricerca scientifica : solo i dati raccolti ed analizzati con un METODO RIGOROSO possono fornire risposte , e solo la replicazione multipla di un risultato da parte di più gruppi indipendenti dà un minimo di garanzia che non si stiano cacciando farfalle . La rilettura di Galileo magari attraverso le parole di Bertolt  Brecht ci può essere utile in queste lunghe ore di lock-down. Nella attuale emergenza , siamo nella fase di raccolta di in numero elevatissimo di osservazioni  e dati su una nuova minaccia alla salute dell’uomo. Ma lo dovevamo essere anche ieri quando non volevamo raccogliere dati , o ci era impedito, sulle infezioni da batteri multi resistenti agli antibiotici, sulle infezioni correlate all’assistenza, sulla sepsi e lo shock settico, altrettanti gravi minacce alla salute dell’uomo.  Ma prima che si possa rispondere alle domande che ci siamo posti ed ancora a tante altre , bisogna che si faccia pulizia di tutto ciò che ci può fuorviare, delle osservazioni condotte in presenza di troppi  bias , di quelle ottenute su campioni troppo piccoli e di quelle influenzate da fretta e metodi sbagliati. Questo naturalmente , richiede analisi in uno spazio di tempo incompatibile con le notizie dell’ultim’ora che ci martellano ad ogni ora del giorno e della notte: ecco perché proprio le novità che emergono portano a domande le quali, quando rivolte ad uno scienziato ottengono risposte il cui grado di affidabilità è più basso del solito  e che potranno cambiare rapidamente con l’accumularsi dei dati. Il che non vuol dire che non sappiamo già rispondere a moltissime domande sulla base di ciò che già è consolidato in epidemiologia: vuol dire che le risposte saranno inizialmente qualitative e via via sempre più affidabili nello spazio di questi mesi venturi , oltre a cambiare eventualmente di nuovo  perché l’iniziale base su cui poggiavano viene rovesciata da dati di maggiore qualità e consistenza. E’ necessario che tutti impariamo a convivere con una INCERTEZZA  inizialmente ampia e poi  gradualmente sempre più ristretta, senza preoccuparci  troppo se le indicazioni della comunità scientifica date nelle prime ore dell’epidemia dovessero cambiare . Il che naturalmente non significa che ogni affermazione di qualunque ricercatore va fornita dati alla mano, per pochi che siano, senza inventare ipotesi o teorie da dare in pasto al pubblico prima di avere l’evidenza necessaria per supportarle. Per questo ci deve sempre essere in ognuno di noi , impegnato a capire i fenomeni legati alla malattia , l’imperativo etico a lavorare perchè la CONOSCENZA emerga dal rumore di fondo , imperativo etico a non usare egoisticamente un fenomeno per il proprio successo e la propria immagine ma solo per studiare il fenomeno ,  per osservarlo nel dettaglio e nei suoi aspetti di incertezza , per tramutarlo in dati  buoni ed onesti e per questo utili a tutta la comunità scientifica. “