Un settembre di speranza
Credo veramente che questo settembre 2013 rimarrà nella storia per tutti coloro che,come me,seguono con interesse il secolare dibattito tra scienza e fede.Al di là del noto confronto tra cattolicesimo e pensiero scientifico che affligge la storia del pensiero occidentale sin dalle origini,negli ultimi anni la mia posizione si era venata di sfumature francamente anticlericali proprio per il radicalizzarsi delle posizioni antiscientifiche ed antimoderne di Papa Benedetto XVI.Mi sono infatti sentito frontalmente e gratuitamente attaccato dalle sue dichiarazioni d’investitura in cui si individuava nel soggettivismo e relativismo il nemico da combattere a difesa della vera fede.Ho pensato:se questo è il nemico,io sono un nemico ed in quanto tale mi devo difendere,magari prima di essere messo al rogo!Cio’ mi aveva fortemente turbato perché mi poneva al di fuori di una comunità e bruciava in un attimo decenni di tentativi di dialogo ed ecumenismo,d’altronde se guerra doveva essere mi preparavo a non cedere.E non mi è mai piaciuto radicalizzare il mio pensiero che per indole è portato al dialogo.D’altra parte il mio metodo di pensiero è fortemente imbevuto di spunti illuministici e credo profondamente nell’umiltà insita nel metodo sperimentale :metodo per il quale ogni verità è tale sino a quando una evidenza ripetibile non dimostri il contrario.Ed allora si riparte ,con grande fatica,sino a quando la nuova verità regga alla prova dei fatti.Tutto il contrario della verità dogmatica tipica del pensiero religioso radicale.
Per qualche anno ho pensato che l’oscurantismo clericale fosse di nuovo tra noi e che mi dovessi preoccupare e difendere…..poi improvvisamente una lunga boccata di ossigeno,parole dialoganti,rasserenanti,di pace tra due modalità storiche del pensiero.Ma non solo. Una vera rivoluzione del costume:Papa Francesco che scrive ed incontra Scalfari,che scrive e dialoga con Odifreddi e che usa parole impensabili per un Papa:rifiuto del potere e della ricchezza,rifiuto del clericalismo,accettazione del metodo del dialogo,della verità soggettiva e di coscienza.Ne sono felice e mi sento di nuovo sicuro in occidente.Ma…..
Ma la mia diffidenza costruita su 40 anni di riflessioni di carattere storico e filosofico mi spingono comunque a fare le pulci anche ad un Papa davvero innovativo:nell’intera storia della cristianità solo tre sono gli esempi di rifiuto del potere temporale:il suo Fondatore nell’anno 0 ,Francesco di Assisi nella metà del 1200 ,Papa Bergoglio oggi e sino a prova contraria.Il primo ha cambiato la storia del mondo proprio mettendo in crisi i fondamenti di un potere disumano quale quello dell’impero romano,il secondo accorso a salvare una chiesa ormai moralmente compromessa nel secolo della crisi profondissima(il XIII°),il terzo intervenuto appena in tempo sul ciglio di una crisi esiziale per tutto il cattolicesimo.Ma la storia ci insegna che queste immense personalità positive hanno sempre lasciato ,poco dopo, il posto ad interpetrazioni orrende del potere,che si sono proiettate nei secoli sino alla inevitabile successiva crisi.Ma tra le crisi subentranti quanto orrore,soprusi,stermini,furti,stupri,torture inenarrabili in nome della verità!
Ci si può’ fidare di un profeta meraviglioso se il suo legittimo successore è probabilmente un prepotente ed un violento, per secoli?Ci si può fidare di un pensiero religioso profetico se apre le porte ad una interpetrazione del potere opposta ed inaccettabile oggi come ieri?No, non mi fiderei mai di una costituzione confessionale o peggio teocratica e credo che le nostre costituzioni laiche occidentali vadano difese con ogni mezzo,davvero ogni mezzo!
Ma anche dal punto di vista più’ propriamente ontologico il passaggio cardine del pensiero religioso mi appare davvero poco conciliabile con il pensiero scientifico:la domanda chiave (chi siamo,da dove veniamo,dove siamo diretti)è una domanda solo apparentemente ineludibile. In realtà è una domanda “trappola” che non deve essere posta se veramente mossi da metodologia scientifica.Per vari motivi.Sicuramente perché quando non abbiamo risposta siamo portati ad inventare,soprattutto quando la domanda alimenta la nostra ansia di morte.Certamente perché nel campo della ricerca si spende una intera vità a capire e dimostrare un fenomeno naturale senza mai preoccuparsi dell’aspetto teleologico,anzi diffideremmo di qualsiasi ricercatore che volesse impostare in questi termini il problema.Ricerco per comprendere ciò’ che non conosco,ma mi astengo da dare risposte non dimostrabili a ciò che comunque rimane inesplicabile.E’ una questione di metodo,non faremmo mai un passo avanti se ci focalizzassimo sull’aspetto teleologico.E poi difficilmente ci creiamo ansia per spiegare perché viva un albero o esista un cristallo.Perché dobbiamo davvero preoccuparci del perché debba esistere la vita intelligente?Per un solo ineludibile motivo:siamo coscienti della nostra possibilità di morte.Solo la nostra specie che io sappia.E ciò ci tormenta e ci costringe a formulare domande solo apparentemente necessarie e a dare risposte solo apparentemente sensate.
Molto meglio è rispondere:non lo so,ma continuo a ricercare il mio piccolo spicchio di verità naturale disposto a cambiare comunque idea nel caso di prova contraria.
Certo la vita del ricercatore è molto piu’dura di quella del chierico ed anche molto più’ rischiosa:puoi spendere una intera vita per nulla!
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